Lo scultore Gianni Verdiglione diffidato da uno studio legale di per diffamazione aggravata 24/10/2025 E’ di oggi la notizia che Gianni Verdiglione, residente a Badolato, è stato diffidato da uno studio legale per diffamazione aggravata dal mezzo stampa, così come d'altronde egli stesso scrive sul suo profilo social. Nato a Badolato il 14 ottobre 1956, dopo il diploma al liceo artistico di Catanzaro, il Verdiglione ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Definito “poeta e scultore”, ed è attivo nel suo territorio con opere artistico‐memoriali. Tuttavia il Gianni Verdiglione a partire dal 2023 pubblicava sulle sue due pagine Facebook, una serie di post diffamatori sui defunti di una nota famiglia del luogo, con racconti falsi e tendenziosi, privi di qualsiasi elemento probatorio, al sol fine di screditarli, ledendone quindi il decoro e la storica onorabilità. Da quello che si apprende (è lo stesso Verdiglione a darne notizia sui suoi due profili Facebook), il reato contestatogli è particolarmente grave, dato che è stato diffidato per diffamazione aggravata dal mezzo stampa, soprattutto in quanto commessa on-line, la quale cosa è perseguibile penalmente e può dar luogo a richieste di risarcimento danni patrimoniali e morali (Art. 595 c.p., comma n. 1 il quale recita; chiunque, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione è punito con la reclusione fino a 1 anno o con la multa fino a 1.032 euro. La pena può salire fino a 3 anni di reclusione o multa fino a 2.065 euro se la diffamazione è posta in essere tramite stampa). Inoltre in questo caso si ravviserebbe anche il villipendio dei defunti (Art. 410 il art. 410 c.p.) che è il reato che punisce chiunque commette atti di vilipendio sopra un cadavere, le sue ceneri, o in questo caso le sue memorie. Resta ora da vedere se gli avvocati lo trascineranno in tribunale, citando come testimoni anche tutti i contatti social del Gianni Verdiglione, che sul suo profilo Facebook, hanno commentato questa vicenda. A ben vedere quello di Gianni Verdiglione è un caso unico nel mondo della scultura europea, dato che secondo alcune fonti, il Gianni Verdiglione sarebbe il solo artista del settore, ad essere stato diffidato per diffamazione aggravata e villipendio dei defunti. Circostanza che in pratica mette in discussione sia la sua etica, che la sua sensibilità di artista.
Al di là dell’esito della vicenda, il caso solleva interrogativi interessanti: ovvero può uno scultore memoriale pubblicare post sui social, diffamando i drfunti altrui, con ovvie implicazioni legali e morali? È importante sottolineare che non siamo davanti alla libertà di opinione, dato che il Gianni Verdiglione NON ha espresso un’opinione personale, ma ha invece pubblicato sulle sue pagine social una narrazione distorta e artificiosa di fatti storici, senza alcun elemento probatorio, offensivi della reputazione e memoria di persone che non sono più in vita, senza elementi probatori. Un comportamento raccapricciante, da parte di chi si dice scultore e poeta, dato che quando si offende la memoria di un defunto, l’attacco non colpisce solo il morto, ma anche i suoi familiari e i suoi cari. I defunti non possono difendersi, quindi l’offesa ricade sui vivi. Questo è particolarmente rilevante in contesti dove i legami familiari sono profondi e la memoria dei defunti è un valore centrale. I defunti rappresentano un patrimonio di ricordi, valori e tradizioni per la famiglia. Per molte comunità, specialmente in piccoli centri come Badolato, la memoria dei defunti è legata all’identità culturale e sociale. In molte culture, il rispetto per i defunti è un principio etico fondamentale. Denigrare chi non c’è più è percepito come un gesto vile, perché viola un limite etico condiviso: anche chi non può più rispondere merita rispetto. In Italia, la legge tutela la memoria dei defunti attraverso il diritto all’onore e alla reputazione dei loro familiari. L’articolo 597 del Codice Penale prevede infatti che i parenti possano denunciare chi offende la memoria dei loro cari. Quindi oltre alla gravità etica e morale, c’è anche una responsabilità legale concreta: l’autore dell’offesa può essere perseguito civilmente e penalmente. È per questo motivo che la società, la legge, e la magistratura, considerano tale comportamento estremamente grave. E dunque assai singolare che chi si definisca poeta e scultore, trovi normale diffamare i defunti del prossimo, falsando la verità di fatti storici, con racconti volutamente artificiosi e distorti nel loro contenuto, pubblicandoli infine sulla propria pagina Facebbok. L’artista infatti dovrebbe essere creatore di mondi, tessitore di emozioni, narratore di bellezza, il suo compito dovrebbe essere quello di dare voce all’anima, catturare la verità e trasformarla in arte che arricchisce chi la osserva, e non certo rendersi protagonista di simili raccapriccianti azioni. L’artista per sua natura, non dovrebbe dividere, ma unire. Non dovrebbe distruggere, ma costruire. Non dovrebbe istigare all’odio, ma generare bellezza e consapevolezza, anche quando affronta temi dolorosi o scomodi. Ridurre l’arte a strumento di propaganda personale o politica, significa tradirne la vocazione artistica: quella di parlare all’animo umano con linguaggio universale, di creare ponti tra passato e presente, tra le classi, tra le idee, senza cedere alla tentazione della vendetta sociale o dell’insulto travestito da cultura. L’arte autentica non ha bisogno di nemici, non ha bisogno di accusare per esistere. Ha bisogno di verità, di profondità, di etica. E soprattutto, ha bisogno di rispetto per la storia, per la comunità e per le persone reali che ne fanno parte. Offendere i defunti di una stimata famiglia del luogo, non è arte, ma una vigliacca aggressione camuffata da creatività. È il tentativo di distorcere la storia con gli strumenti della diffamazione, senza il rigore del pensiero critico né il coraggio della bellezza. In conclusione, se davvero si vuole restituire dignità all’arte locale, è necessario uscire dalla logica dello scontro sociale, e tornare alla ricerca del bello. Un bello che non è solo estetica, ma equilibrio, armonia, e capacità di parlare a tutti, e non contro qualcuno.
Certamente un neo sul curriculum dello scultore locale Gianni Verdiglione (volutamente protagonista di questa brutta vicenda).
A cura di Mattia Ferri.
Fonte: comunicazione social di Gianni Verdiglione.