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I baroni Gallelli di Badolato festeggiano 360 anni di storia
26/11/2018
Ieri sera con una cena organizzata a castello Gallelli, i baroni di Badolato hanno festeggiato l’anniversario dei loro 360 anni di storia a Badolato (25.11.1658-25.11. 2018). Era infatti il 25 novembre 1658 quando un don Luca Gallelli veniva investito del titolo di barone, e del feudo di Badolato. Da quell’anno i Gallelli sono stati sempre presenti nella vita economica, politica, e sociale del borgo e del suo territorio, da cui appunto il loro predicato feudale. Sfogliando l’Annuario della Nobiltà Italiana edizione 2014 (il più completo, libro, nobiliare, periodico, italiano), sotto la scheda Gallelli, vi si legge che si tratta di un’antica e potente casata feudale originaria Dalmata di Zara, ove i suoi membri figurano elencati tra i più facoltosi già nel censimento nobiliare Zaratino del 1283. Nei secoli si cognominarono Gallellus, Gallus, Gallis, Gallello, Galleli e in ultimo Gallelli. In ogni tempo diedero uomini che ricoprirono importanti e prestigiosi incarichi ecclesiastici, giuridici, diplomatici, militari e politici, ed ebbero nei secoli i titoli di nobili di Zara, conti di Pago e Nona, nobili di Stilo, e baroni di Badolato, con annessa Corrija di Badolato, nonché, in ultimo, Conti Palatini o del Sacro Palazzo Lateranense. Vantano numerose e illustri parentele, alcune delle quali di egual tradizione terriera, tra le quali si ricordano qui quelle coi marchesi Alemanni di Catanzaro, i principi Ruffo della Scaletta, i nobili de Salazar, i nobili Marincola S. Floro, i duchi Morbilli a Frosolone, i marchesi de Riso, i conti Benso, i baroni Corsi di Turri e Moggio, i principi Cenci Bolognetti di Vicovaro (questi ultimi due a loro volta imparentati con la Imperiale e Real Casa d' Asburgo-Lorena, con i principi Hoenlohe-Bartenstein, con i principi de Sangro di Fondi, principi Colonna di Paliano, con i marchesi Malvezzi Campeggi, con i marchesi Sacchetti, con i principi Barberini, con i principi Massimo-Lancellotti, ecc. ecc). Alcuni membri di questa stirpe furono influenti ambasciatori di Zara presso la Repubblica di Venezia, altri invece assursero alle cronache di quei luoghi tra i maggior oppositori politici al potere veneto, che si affermò in quei territori indebolendo l’indipendenza economica e politica della Dalmazia, e quindi della nobiltà locale. Tra gli antenati si ricoda un vescovo Lampridio de Gallellis che, il 17 ottobre 1154, divenne primo arcivescovo di Zara quando il Pontefice Anastasio IV, con la bolla "Licet universalis ecclesiae pastor", innalzò la chiesa di Zara al grado di chiesa Metropolitana. Cernye de Merghia Gallellus il 29 marzo 1294 fu tra i nobili Zaratini presenti al trattato di pace tra la Repubblica Veneziana e Giorgio I conte di Bribir della stirpe Subic. Vito Gallelli fu esaminatore nel 1317 e giudice nel 1333, ebbe i possedimenti nella zona di Obrovac. Kolan, nel 1340 ottenne il titolo di conte delle importanti isole di Pago (Pag) e Nona (Nin) strategiche per l'area; successivamente ricevette da re Ludovico I il feudo nella zona di Kosuevo, con le fonti di acque minerali, territori che il casato amministrò fino alla fine del XVI secolo. Nel 1345 Zara si ribellò all'occupazione Veneta, venendo cinta d'assedio dagli stessi Veneti: il conte Kolan fu uno degli ambasciatori, inviati dal consiglio superiore di Zara, al fine di cercare soccorsi, e intavolare quindi un’alleanza contro i Veneziani, inizialmente col Vicario Croato Slavonico-Dalmato e, successivamente, con Ludovico I. Il 15 dicembre 1349 il conte Kolan fu tra i nobili che rappresentarono Zara, e che firmarono il trattato di pace con la Repubblica di Venezia. Benedetto, conte di Pago e Nona, fu giudice nel 1371 e Rettore nel 1393, nel 1399 venne inoltre eletto nel prestigioso Consiglio Superiore di Zara ma, nel 1411, fu tra i nobili Zaratini accusati di cospirazione e infedeltà alla Repubblica di Venezia. Francesco, temuto conte di Pago e Nona (detto il conte nero) venne segnalato al potere Veneto tra i più pericolosi fomentatori armati dell'indipendenza politica Dalmata, e fu il personaggio col quale il casato si trasferì in Calabria alla fine del XVI secolo, per motivi politici. Ivi giunti i Gallelli si stabilirono inizialmente a Stilo, dove vennero censiti tra i nobili di quella città, e quasi subito si spostarono nella vicina Badolato, dove furono titolari di una cappella di giuspatronato con annessa tomba gentilizia, nella chiesa del venerabile convento di S. Domenico, e dove furono ultimi proprietari del medioevale castello di Badolato. Qui alzarono inoltre monumenti, palazzi e ville fortificate sui quali campeggia la loro arma. Il 26 novembre 1658 i Gallelli furono investiti del titolo di baroni dell'importante ed esteso feudo di Badolato come retrofeudatari dei Ravaschieri, feudo che, a seguito della politica espansionistica dei Ruffo, aveva nel tempo egemonizzato anche i paesi di Isca, Santa Caterina, e Sant'Andrea (i cosiddetti casali). Con Don Luca, primo barone Gallelli di Badolato, il casato amministrò il feudo ininterrottamente fino all'eversione della feudalità (1806) usando da sempre il titolo e il trattamento di baroni di Badolato in atti pubblici e privati. Furono feudatari illuminati, migliorarono infatti gli scambi commerciali e posero in sicurezza le genti e le cose del borgo e del territorio loro concesso, sul quale avevano il diritto di amministrare la giustizia, adunare il popolo, indire i mercati, riscuotere i dazi, accorrere con armati e, ove necessario, muovere guerra. Tra gli ultimi discendenti si ricordano: il barone Don Giuseppe, n. a Badolato il 5 gennaio 1870, cav. della Corona d'Italia, avv. e Sindaco di Badolato, latifondista, fondatore e proprietario della banca Gallelli di Badolato, f. del Barone Pasquale e di Giovanna Gallelli; si sposò a Caulonia il 18 luglio 1834 la nobile Marianna Campisi, n. a Caulonia 18 luglio 1834 da Ilario e Agata Asciutti. Da quest' unione vide la luce il barone Don Pasquale, n. a Badolato 27 gennaio 1866, cav. della corona d'Italia, sindaco di Badolato, stimato latifondista, ed ideatore, a sue spese, nel 1925, dell'avveniristica centrale idroelettrica del Romito, in grado di fornire elettricità a diversi comuni della fascia Ionica, della provincia di Catanzaro, una delle prime del meridione, rimasta di proprietà della famiglia fino al 1973, quando venne espropriata e nazionalizzata dall' E.N.E.L.; sposò a Catanzaro la nobile Lucia dei marchesi Alemanni e dei baroni di Tiriolo, f. del marchese Michele e di donna Agata Ruffo dei principi della Scaletta. Gli Alemanni furono una facoltosa famiglia Catanzarese, originaria di Firenze, ivi presente con 2 Gonfalonieri e 20 Priori, ricevuta nel S.M.O.M. nel 1441 con Galeazzo. Da questa unione vide la luce il barone Don Giuseppe, n. a Badolato 7 dicembre 1905, latifondista, sposò a Pompei 25 giugno 1938 la nobile Trieste Iolanda de Salazar, n. a Catanzaro il 29 febbraio 1916, figlia del nobile Don Giovanni e di Carolina Tiriolo. I de Salazar sono il ramo Catanzarese dell'illustre e nobile famiglia dei Salazar y Munatones, originari della Spagna, e precisamente della vecchia Castiglia; giunsero in Italia al seguito del Re d'Aragona nel XVII secolo. Nei secoli furono ricevuti sei volte nel S.M.O.M. al quale diedero anche un Gran Balì, nella persona di Edoardo Salazar, ammiraglio della Regia flotta nel 1934. Dal 25 novembre 2014 la famiglia Gallelli di Badolato entrò a far parte della famiglia Pontificia poiché ricevuti, col titolo di conti Palatini e baroni di Badolato, nei Parafrenieri Pontifici di Sua Santità (collegio di gentiluomini di anticamera selezionati dalla Prefettura Pontificia, che dal 1922 coi Sediari Pontifici, condividono le mansioni dell' anticamera di Sua Santità). ARMA: troncato: nel primo d’oro, all’aquila spiegata di nero, coronata del campo; nel secondo d’oro alla volpe assalente di rosso con la testa rivolta verso un gallo dello stesso, fermo su una terrazza erbosa di verde. † Vittorio Gallelli, cav. jure sanguinis S.M.O. Costant. di S. Giorgio (Alf.), avv., imprend. agrar., n. a Catanzaro 29 mar. 1939 † ivi 20 dic. 2016, f. di † Giuseppe (n. a Badolato 7 dic. 1905 † ivi ) e della † Nob. Trieste Iolanda de Salazar (n. a Catanzaro 29 feb. 1916 † ivi , di † Giovanni e di † Carolina Tiriolo), sp. a Roma 28 feb. 1973 Daniela Benso, n. a Torino 5 mag. 1945, f. di † Alberto, dott. in legge, uff. del Genova cavall. (n. a Torino 3 lug. 1915 † ivi 8 ott. 1986) e di † Gabriella Trevisan (n. a Trieste 26 giu. 1920 † 20 gen. 2001), da cui: FIGLI I) Ettore, cav. jure sanguinis S.M.O. Costant. di S. Giorgio (Alf.),  cav. O.E.S.S.G., dott. in Sc. Pol., diplom. di specializz. univ. in diritto nobiliare, araldica, e cerimoniale, imprend. agr., presid. fondatore del Club Calabrese per la caccia alla volpe simulata a cavallo, fondatore del marchio Castello Gallelli-grandi eventi, presid. dell’Ass. Storica di Badolato “Benedetto Croce”, presid. deleg. del Collegio Araldico Romano - Ist. Araldico Romano-1853, fondatore della Rivista Araldica Calabrese e del Decano Nobiliare Calabrese, presid. della Commiss. Araldica del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana-nuova serie, presid. della Rivista Araldica-nuova serie, autore-editore di noti repertori nobiliari, confrat. della R. Arciconfr. dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista dei Cavalieri di Malta ad honorem di Catanzaro, n. a Trieste 13 ag. 1973, sp. a Roma 9 giu. 2007 Isabella dei bar. Corsi di Turri e Moggio, dott. in sc. pol., imprend., co-fondatore del marchio Castello Gallelli-grandi eventi, n. a Roma 27 nov. 1976, f. di Stefano, dei bar. Corsi di Turri e Moggio, dott. in econ. e comm. (n. a Roma 30 giu. 1945) e di Donna Fabiola Cenci Bolognetti dei pr. di Vicovaro (n. a Roma 7 apr. 1954, f. di † Don Paolo, Pr. di Vicovaro, Patr. Romano, guardia nobile Pontif. e di † Giovanna Malvezi Campeggi, dei march. di Dozza), da cui: Lorenzo, n. a Roma 26 giu. 2010. II) Alberto, cav. jure sanguinis S.M.O. Costant. di S. Giorgio (Alf.), imprend., vicepresid. dell'Unione della Nobiltà d'Italia e del Collegio Araldico Romano-Istituto Araldico Romano -1853, n. a Trieste 8 nov. 1975. FRATELLI I) Lucia, prof., dott., n. a Catanzaro 26 ott. 1941 II) II) † Ettore, n. a Catanzaro 3 lug. 1945 † 26 lug. 1973. Fonte: Annuario della Nobiltà Italiana edizione 2014.

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