BADOLATO NEWS

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Denunciato per diffamazione aggravata lo scultore di Badolato Gianni Verdiglione
14/11/2025
E’ di oggi la notizia che Gianni Verdiglione, noto artista di Badolato, dopo essere stato diffidato dai legali dei baroni Gallelli, è stato anche denunciato alla Procura della Repubblica per diffamazione aggravata a mezzo stampa (reato di cui art. 595 c.p., comma n. 1 il quale recita; chiunque, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione è punito con la reclusione fino a 1 anno o con la multa fino a 1.032 euro. La pena può salire fino a 3 anni di reclusione o multa fino a 2.065 euro se la diffamazione è posta in essere tramite stampa). Nato a Badolato il 14 ottobre 1956 e ivi residente, dopo il diploma al liceo artistico di Catanzaro, Gianni Verdiglione ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Si definisce “poeta e scultore”, ed è attivo nel suo territorio con opere artistico‐memoriali. Il Gianni Verdiglione tuttavia offendeva i defunti dei baroni di Badolato, pubblicando sui suoi due profili Facebook, dichiarazioni false e tendenziose, destituite di qualsivoglia elemento probatorio, danneggiandone quindi l’onore, la reputazione, e la dignità. Dopo aver ricevuto la diffida dei legali, il Gianni Verdiglione rimuoveva dalle sue due pagine Facebook, solo alcune dichiarazioni diffamatorie contro in baroni di Badolato, lasciandone on line delle altre, e senza inoltre inviare ai legali del barone una lettera di scuse (così come chiesto in diffida). Vista l’inottemperanza del Verdiglione, i legali del barone Ettore Gallelli di Badolato hanno quindi proceduto, presentando una denuncia alla Procura della Repubblica per diffamazione aggravata e per omessa rimozione di tutti di contenuti lesivi della dignità e decoro del casato, il quale è infatti pubblicato in tutti i libri storico nobiliari in commercio, tra cui il famoso Annuario della Nobiltà Italiana (edizioni 2006-2011-2014 e attuale 2020 a pagina 2277-78-79-80), di cui il sito www.annuariodellanobilta.com nonché pubblicati inoltre nel noto Libro d’Oro della Nobiltà Italiana (edizioni 2015- 2020 e nell’attuale edizione 2024 a pagina 1065-66) di cui il sito www.collegioaraldicoromano.it nonché in ultimo nel prestigiosissimo Calendario di Gotha edizione 2022 pagina 573 di cui il sito www.calendariogotha.it. Nel diritto italiano, la diffamazione (art. 595 c.p.) è un reato perseguibile a querela di parte. Se qualcuno pubblica dichiarazioni false e lesive dell’onore su piattaforme pubbliche (come Facebook), la legge consente e tutela la reazione della persona offesa. Per una famiglia intestataria di un titolo nobiliare, l’onore non è solo un valore personale, ma rappresenta anche il decoro del casato e la sua immagine storica. Non reagire avrebbe potuto equivalere a legittimare il falso o l’offesa. Quando la diffamazione avviene a mezzo social, cioè tramite internet o piattaforme con ampia visibilità, la giurisprudenza considera la condotta aggravata (art. 595, comma 3 c.p.), perché potenzialmente diretta a un numero indeterminato di persone. Gli avvocati del barone, dunque, hanno scelto di denunciare perché il danno non era confinato a una conversazione privata, ma reso pubblico e permanente nel web. Chi è discendente di un casato, è tenuto moralmente a difendere il principio di legalità. In questo senso, la denuncia non è solo una difesa personale, ma anche un messaggio di civiltà giuridica: la libertà di espressione non può degenerare in diffamazione o disinformazione. Agire legalmente serve anche da monito: dimostra che chi diffonde falsità o insulti pubblici non resterà impunito. Chi si definisce poeta o scultore abbraccia, almeno idealmente, una forma d'arte che nasce dal profondo rispetto per la verità, l’emozione autentica e la bellezza dell’essere umano. Ma l’arte perde ogni valore quando si trasforma in un becero strumento di lotta di classe. non è espressione artistica. L’arte è infatti per sua natura, espressione di libertà, ed è il linguaggio con cui lo scultore, il pittore, il poeta o il musicista danno forma al proprio mondo interiore, raccontano la realtà. Tuttavia, come ogni forma di libertà, anche l’arte porta con sé una responsabilità. Uno scultore che usa la sua arte per diffamare la famiglia del barone locale, o chiunque altro, oltrepassa il confine tra espressione creativa e offesa personale. Non si tratta più di interpretare criticamente la società o denunciare le ingiustizie, ma di colpire direttamente una persona con lo scalpello della reputazione, trasformando l’opera in un atto d’accusa, più simile a un manifesto denigratorio che a un’opera d’arte. La vera arte può essere scomoda, provocatoria, perfino satirica. Può anche mettere in discussione il potere, i privilegi, la corruzione. Ma quando diventa strumento di vendetta o insulto, perde la sua forza universale e si riduce a strumento di rancore sociale. La diffamazione, anche se scolpita nella pietra o nel marmo, resta sempre null’ atro che diffamazione. In definitiva, lo scultore ha il diritto, e forse il dovere di raccontare il suo tempo, di interrogare il potere, di suscitare domande. Ma non di trasformare la sua opera in un’arma di vendetta sociale. A ben vedere prima di ora, Gianni Verdiglione era conosciuto per le sue installazioni artistiche che rivisitano la memoria storica e culturale del luogo in chiave ideologica e sociale. La sua opera, intrisa di simbolismo e di richiami alla tradizione contadina e mediterranea, lo ha reso protagonista di numerosi dibattiti culturali, mentre invece oggi il suo nome è accostato a questa brutta vicenda legale, che lede la memoria di chi non è più in vita. Dopo aver appreso le motivazioni che hanno condotto un noto studio di Genova a diffidare e poi denunciare alla Procura della Repubblica lo scultore locale Giovanni Verdiglione, la comunità di Badolato è stata scossa da un’ondata di indignazione. “È un comportamento che ferisce la dignità delle persone, racconta un abitante del centro storico. A Badolato ci conosciamo tutti e non possiamo accettare che qualcuno metta in dubbio l’integrità dei cittadini con dichiarazioni inventate e gratuite.” L’episodio ha sollevato un dibattito anche sui social media e nei circoli culturali del paese, dove a questo punto si riflette sulla vera natura artistica di Gianni Verdiglione. Un noto esponente del volontariato locale ha dichiarato: “A Badolato ci battiamo ogni giorno per l’accoglienza, il dialogo e la solidarietà. Non possiamo quindi tollerare che una sola voce, per quanto rumorosa, danneggi l’immagine di un’intera comunità.” La speranza condivisa è che il clima possa tornare presto sereno e che ogni divergenza venga affrontata in modo civile e rispettoso, secondo i valori che da sempre contraddistinguono il borgo calabrese. A cura di Mattia Ferri. Fonte: Denuncia penale.

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