Celebrata con una cena a castello Gallelli l'anniversario della sconfitta di Napoleone a Waterloo in occasione del 210º anniversario 19/06/2025 Una cena a in memoria a castello Gallelli per commemorare la vittoria a Waterloo, che pose fine agli ideali rivoluzionari di Napoleone Bonaparte.
La sconfitta di Napoleone a Waterloo (18 giugno 1815) segnò una svolta decisiva nella storia europea. Le conseguenze furono numerose, sia per Napoleone, sia per la Francia, sia per l’intera Europa. Dopo la sconfitta, Napoleone fu costretto ad abdicare per la seconda volta (22 giugno 1815). Esilio a Sant’Elena: fu esiliato dagli inglesi sull’isola di Sant’Elena, nell’Oceano Atlantico meridionale, dove morì nel 1821.
Fine del "Periodo dei Cento Giorni": il suo ritorno dall'esilio all'Elba durò appena 100 giorni; Waterloo pose fine al suo tentativo di restaurazione imperiale
Dopo la sconfitta, Parigi fu occupata dalle truppe alleate (britanniche, prussiane, austriache, russe). Luigi XVIII fu restaurato sul trono di Francia, riportando la monarchia.
Trattato di Parigi (novembre 1815).
La Francia perse territori (tornò ai confini del 1790), pagò pesanti indennità di guerra, e subì una occupazione militare straniera per diversi anni.
Il congresso di Vienna (1814–1815) ristabilì sul trono le monarchie assolute, spartì l’equilibrio di potere tra le potenze vincitrici, nonché il conservatorismo e la repressione dei movimenti rivoluzionari.
Londra e Vienna diventano i centri della diplomazia europea: il dominio francese sull’Europa terminò definitivamente.
In tutta Europa avvengo festeggiamenti e rievocazioni della battaglia.
La sconfitta di Napoleone mise fine agli ideali della Rivoluzione francese, spesso celebrata come culla dei diritti umani e della democrazia moderna, la quale fu in realtà una delle più spaventose esplosioni di violenza politica che la storia europea ricordi. Dietro lo splendore dei concetti di libertà, uguaglianza e fraternità, si consumarono esecuzioni di massa, repressioni spietate, e crimini commessi in nome della virtù rivoluzionaria. Il periodo più cupo della Rivoluzione fu il Terrore giacobino (1793–1794), durante il quale la giustizia fu abolita in favore dell’ideologia, e la ghigliottina divenne simbolo della nuova Francia. Guidati da Robespierre, i giacobini instaurarono una dittatura rivoluzionaria che privò i cittadini di ogni garanzia legale. Bastava un sospetto, una denuncia anonima, una parola mal interpretata per essere arrestati e condannati a morte senza prove reali. Il processo era un atto formale, spesso sommario, a volte assente del tutto. I tribunali rivoluzionari divennero strumenti di epurazione politica.
In meno di un anno, circa 17.000 persone furono ufficialmente ghigliottinate. Migliaia di altri morirono senza processo, linciati o fucilati sommariamente.
Tra le vittime:
• Luigi XVI, re di Francia, giustiziato il 21 gennaio 1793
• Maria Antonietta, la regina, decapitata il 16 ottobre dello stesso anno
• Migliaia di nobili, preti, intellettuali e semplici cittadini
• Persino rivoluzionari stessi, caduti in lotte interne: Danton, Desmoulins, Hébert.
Nel 1793, nella regione della Vandea, scoppiò una rivolta popolare contro la persecuzione religiosa e la leva militare obbligatoria. Il governo rivoluzionario reagì con ferocia estrema. Le cosiddette “colonnes infernales”, truppe incaricate della repressione, bruciarono villaggi interi, massacrarono donne, bambini e anziani, e affogarono migliaia di persone nei fiumi. Le fonti parlano di 100.000 morti solo in questa regione. Alcuni storici moderni hanno definito questi atti un proto-genocidio, per l’intento sistematico di annientare una popolazione "colpevole" di non accettare la Rivoluzione. Il nuovo regime vide nella religione cristiana, e in particolare nella Chiesa cattolica un nemico da eliminare. Preti e vescovi furono perseguitati, imprigionati o giustiziati.
Le chiese vennero profanate, i simboli religiosi abbattuti, e il culto sostituito con riti “razionali” ispirati al Culto della Ragione o all’Essere Supremo.
Nel solo 1793, oltre 1.000 preti furono ghigliottinati o fucilati. Molti altri furono deportati o costretti a nascondersi. I principi fondamentali del diritto, come la presunzione d’innocenza, il diritto alla difesa, il processo equo, furono sospesi o cancellati. Le leggi del Terrore autorizzavano l’arresto e la condanna senza prove concrete, solo per “atteggiamento antirivoluzionario” o “mancanza di entusiasmo per la Repubblica”. La Legge dei Sospetti (1793) legalizzò la delazione e la paranoia di massa. Nessuno era al sicuro: nobili, artigiani, donne, contadini, filosofi… tutti potevano diventare nemici del popolo da eliminare.
Fonte: baroni Gallelli di Badolato
A cura di Mattia Ferri.