BADOLATO NEWS

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I baroni Gallelli di Badolato vincono l'ennesima causa a difesa di un un loro oliveto
11/10/2022
E’ notizia di oggi che il giudice Elais Mellace, del tribunale di Catanzaro, con ordinanza RGC n. 460/2021 di 7 pagine emessa il 10 ottobre 2022, respingeva la richiesta di possessoria promossa dai signori Carmelo Circosta e Circosta Cosimo (disciplinata dal Capo III, del Libro III, del codice civile italiano, in particolare, gli articoli 1168 e 1169 prevedono l’azione di reintegrazione, mentre l'articolo 1170 prevede l’azione di manutenzione), i quali dichiaravano di condurre in qualità di affittuari da molti anni un’oliveto di proprietà dei baroni Gallelli di Badolato, sito in località “Stinchi”, in catasto di S. Caterina n. foglio 14 part. 21 e 25. Al contrario il barone Ettore Gallelli di Badolato (subentrato al defunto padre nel 2017), iniziava a denunciare la famiglia Circosta per affitto abusivo e invasione del detto fondo agricolo, dato che era lo stesso barone (attraverso i suoi operai a condurre l’oliveto in questione, che si estende su circa 4 ettari, facente parte del latifondo Gallelli da oltre 300 anni). I Circosta da anni avevano infatti intrapreso arbitrariamente la lavorazione del detto fondo, inventando l’esistenza di un affitto col barone padre, e pagando inoltre un canone annuale la cui cifra era stata arbitrariamente decisa da loro stessi (cioè fuori dal tariffario regionale). I baroni hanno ovviamente contestavano sia l’esistenza dell’afitto, sia i canoni fuori mercato, restituendo infatti sempre gli assegni postali inviati dai Circosta a titolo di canone annuale. Si è avuta così per 5 anni l’assurda situazione in cui sia i baroni Gallelli che i Circosta fresavano, potavano, concimavano, e conducevano lo stesso oliveto. Situazione che ha portato alla fine i Circosta ha inoltrare al giudice una domanda di reintegrazione del possesso sull’oliveto Gallelli (dato che infatti in verità non lo possedevano), come dimostra il fatto che tale azione è stata poi respinta dal giudice. Dal 2017 questo è l'ottavo fondo agricolo (facente parte del latifondo di famiglia che si estende su un totale di 630 ettari estesi su 5 comuni) che viene recuperato dal barone Ettore Gallelli. Alcuni terreni infatti sono stati "bonificati", dato che presentavano carcasse di automobili abbandonate da ignoti, altri fondi agricoli avevano colture piantate da terzi senza autorizzazione, mentre invece altri terreni ancora erano stati abusivamente recintati da ignoti senza titolo. A dimostrazione che (contrariamente a quel che si crede), non è per nulla facile vincere cause agrarie contro imprenditori agricoli professionali (ovvero capi di azienda agricola). Fonte: sentenza.

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